L'edificio

Dal momento dell’approvazione della confraternita da parte del Consiglio dei X (1597) al reperimento dell’area sulla quale erigere la Scuola passano circa trent’anni: le diverse soluzioni che via via si prospettano non vanno a buon esito, ma la volontà di realizzare al più presto una sede di un certo prestigio non viene mai meno, tanto più se si tiene conto che è di quel periodo la bolla di papa Paolo V (30 ottobre 1606) in favore dei Carmelitani che di fatto veniva ad accrescere ulteriormente l’importanza dell’ordine e, di conseguenza, della Scuola. Finalmente nel 1626 si acquistano dalla famiglia Guoro prima e poi dalla famiglia Civran alcune case, probabilmente in precarie condizioni, vicino alla chiesa, sulla direttrice di transito tra campo dei Carmini e campo Santa Margherita sul terreno corrispondente al sedime dell’attuale Scuola. Nel 1627 viene scelto il progetto della Scuola presentato da un certo Francesco Caustello proto dei procuratori di San Marco de Citra.
E’ interessante sapere che il progetto presentato, anche se simile nell’impianto all’attuale, non corrispondeva esattamente all’edificio che vediamo oggi: infatti, all’angolo tra campo Santa Margherita e campo dei Carmini, dove attualmente c’è l’ingresso alla Scuola, si trovava una casa con bottega da spizier (la farmacia alle tre frezze); essa pertanto, data la sua posizione, era circondata per due lati dalla Scuola che veniva di conseguenza ad assumere una forma ad “L” rovesciata. Nel 1667, con l’acquisto della farmacia da parte della confraternita, la Scuola prende l’aspetto planimetrico attuale: sparita la disposizione ad “L” essa assume la forma rettangolare tipica delle Scuole veneziane.
La struttura dell’edificio è assai semplice, con un’ampia Sala Terrena aperta sul lato più breve, dove i fedeli si radunavano per le funzioni; a sinistra si aprono i portali di accesso allo scalone a due rampe parallele che si concludono su un lungo pianerottolo da cui parte la terza rampa che porta alla sala superiore, la Sala Capitolare, della stessa forma e dimensione della sottostante Cappella e nella quale si aprono due porte che conducono alla sala dell’Archivio e alla sala dell’Albergo. Nel 1668 viene dato a Baldassarre Longhena l’incarico di sistemare le due facciate su campo Santa Margherita e su campo dei Carmini, opera che l’architetto porterà a termine nel 1670.
Determinare quale sia stato l’apporto del grande maestro rimane alquanto problematico. Dai documenti d’archivio leggiamo che fu imposto al Longhena di completare semplicemente le facciate secondo la forma già data ad esse dal Caustello; da ciò si deduce, non essendo stati trovati a tutt’oggi altri documenti, che il Longhena avrebbe accettato un incarico decisamente routinario. Rimane tra l’altro irrisolto il problema dell’angolo dell’edificio, concluso semplicemente con una specie di parasta che non permette certamente alle due facciate di dialogare in nessun modo. Oltretutto la facciata verso campo dei Carmini si articola su tre registri, mentre quella verso campo Santa Margherita, indubbiamente più importante, è articolata su due livelli che fanno ben intuire la disposizione interna dei due vasti ambienti comunitari sovrapposti. Soprattutto in questa facciata si evidenziano chiaramente alcuni temi peculiari del fraseggio longheniano (alti piedistalli, accentuati motivi chiaroscurali, ed inoltre altri elementi tipici barocchi come l’arco ribassato e le teste in chiave d’arco che compaiono in tutte le opere del maestro), come ha ben fatto rilevare negli anni ’50 del secolo scorso Camillo Semenzato che fu il primo ad attribuire le facciate al Longhena. Si potrebbe azzardare un’ipotesi, purtroppo non suffragata da alcun documento: potrebbe essere plausibile che il Caustello abbia chiesto a suo tempo al maestro un’ipotesi progettuale per le facciate; in tal caso dunque egli sarebbe stato un fedele interprete di un’idea longheniana. D’altra parte il Longhena, negli stessi anni in cui completava le facciate della Scuola, operava in zona alla realizzazione del palazzo Bon-Rezzonico sul Canal Grande, dunque potrebbe anche aver dato la sua disponibilità per un incarico decisamente secondario. Pare inoltre certo, anche in mancanza di prove documentarie, che l’intervento del Longhena non si sia limitato solo all’esterno della Scuola, come da incarico ricevuto, ma abbia anche interessato altri aspetti architettonici interni all’edificio e in particolare lo scalone di collegamento tra i due piani, tema a lui congeniale, e ancora i portali tra i vari ambienti e gli altari delle due sale.
Entriamo ora all’interno della Scuola. Si accede alla Cappella attraverso un ampio portale da campo Santa Margherita; altro ingresso alla Cappella si trova sul fianco destro in calle del Nonzolo.

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