Giovanbattista Piazzetta

Figlio di Giacomo, scultore e intagliatore in legno, Giovanni Battista Piazzetta nacque a Venezia il 13 febbraio 1682. Dopo una prima educazione artistica nella bottega del padre, passò verso il 1697 in quella del pittore Antonio Molinari. Va tuttavia detto che l'artista, in una lettera del 10 agosto 1744 ad Angelo Nicolosi, indicava come suo primo maestro il friulano Silvestro Manaigo. A vent'anni si recò a Bologna dove conobbe l'opera di Giuseppe Maria Crespi, che esercitò su di lui una profonda impressione.
Tornato a Venezia, nel 1711 figura iscritto alla “Fraglia dei Pittori”. Qui ottenne le prime importanti commissioni come la pala con la Madonna e l'Angelo Custode, eseguita tra il 1717 e il 1718 per la Scuola omonima, Degli stessi anni è probabilmente il ritratto della pittrice Giulia Lama che, secondo la tradizione romantica, per il suo timbro sensuale e appassionato evidenzierebbe un legame tra i due artisti più intimo di quanto emerga dai documenti. L’Arresto di San Giacomo segnò l'inizio di un momento della carriera del Piazzetta ricco di importanti commissioni religiose. La tela è considerata, al pari del Martirio di S. Bartolomeo dipinto negli stessi anni da Giambattista Tiepolo (1696 - 1770) e anch'esso destinato alla chiesa di San Stae, uno dei capolavori chiave della pittura della prima metà del XVII secolo. Il 22 novembre 1724 Piazzetta sposò Rosa Muzioli nella chiesa dei Padri Cappuccini alla Giudecca, e nello stesso anno cominciò la collaborazione con l'editore veneziano Giambattista Albrizzi, che culminò tra il 1736 ed il 1757 (dopo la morte dell'artista) con la pubblicazione in dieci volumi delle Oeuvres de Jacques-Bénigne Bousset, corredate da incisioni disegnate del Piazzetta.
In questo periodo realizzò la sua prima opera monumentale, la Gloria di San Domenico per la Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. La sua notorietà, che aveva ormai varcato i confini veneziani, raggiunse l'apice nel 1727 quando fu eletto membro dell'Accademia Clementina di Bologna.
Con l’Estasi di San Francesco, dipinta per la chiesa conventuale dell’Aracoeli di Vicenza, Piazzetta introdusse elementi inusuali, soprattutto sul piano iconografico. All'interno di un consolidato schema compositivo - ripreso dalla pala con la Visione di San Filippo Neri di Santa Maria della Fava - l'artista rappresentò non il momento dell'estasi vera e propria, ma quello immediatamente successivo. nel quale il santo riposa venuto e sfinito, col volto tirato tra le braccia di un angelo.
Nel 1738 terminò la pala con i Santi Vincenzo Ferreri, Giacinto e Lodovico Bertrando iniziata tre anni prima per la chiesa dei Gesuati, e l'anno successivo fu menzionato nell'elenco degli accademici d'onore dell'Accademia Clementina di Bologna. Nell'ultimo periodo Piazzetta alternò a convenzionali composizioni “storiche” come La Morte di Dario, soggetti religiosi di minor importanza e soprattutto scene pastorali come L'indovina delle Gallerie dell'Accademia.
In riconoscimento dei suoi meriti e delle sue note qualità didattiche, fu nominato nel 1750 direttore della Scuola di nudo dell'Accademia veneziana, istituita in quello stesso anno dal Senato. Anche con tali gratificazioni, il Piazzetta trascorse gli ultimi anni in indigenza; la morte sopraggiunse il 29 aprile 1754 nella sua casa al ponte dei Saloni a San Gregorio.
Per la Scuola Grande dei Carmini ha realizzato la tela Giuditta e Olofrene nella Sala dell'archivio.